Cavalluccio a dondolo

Nel sole caldo del mezzogiorno in questa casa deserta me ne sto appollaiato sulla sedia, fuori, alla ricerca di un refrigerio e attratto dalla linea d’orizzonte.
Come un cavallo a dondolo stanco appoggio lo schienale della sedia alla parete alle mie spalle: due gambe di questa sedia puntano sul pavimento e alle altre due, sospese nell’aria, avvinghio i miei piedi.
In equilibrio instabile guardo.

Sarà un film questo in cui mi trovo? Arriveranno all’orizzonte gli indiani o le giubbe azzurre? E se fosse cosa sarebbe meglio? La furia selvaggia di una civiltà diversa dalla mia o l’ordine che si impone con la forza? Ma son pensieri oziosi che attraversano il cervello in questo mezzogiorno della vita.

Certo non è consueto trovarsi in un deserto e in una casa di legno come questa e soprattutto non è consueto aver dimenticato il perché ci si trovi lì appollaiati sulla sedia.
Oppure tutto è semplice, molto più semplice di quello che sembra? Si vuol dire che c’è sempre un mezzogiorno nella vita, un momento in cui il giorno è ormai impostato ma non è del tutto trascorso? Oppure si vuol intendere di un deserto e del silenzio perché c’è pur sempre un momento in cui ci si apparta e si rimane con sé stessi?
Allora è tutto un simbolo? Magari sono in un bar nel centro di Parigi e mi fingo solo, qui su questa veranda. Oppure sono fuggito da quella città? Oppure sono nato qui e qui ci resto mentre fantastico su una Parigi che mai vedrò?

Dove mai sarà la realtà? La verità di me, di ciò che é intorno a me?
Mi basterebbe una persona, una carezza, un sapermi amato, un amare semplice. Basterebbe qualsiasi cosa purché mi faccia sentire in mezzo agli altri. Ma qui sono solo.
Sono solo perché li ho abbandonati tutti? O sono solo perché mi hanno abbandonato? Oppure sono solo perché non li vedo e non li sento? Magari sono di là, dietro a questo muro, stanno giocando, stanno sistemando la cucina dopo un pranzo fatto insieme; oppure di là c’è solo polvere e una solitudine silenziosa?
Ci vorrebbe qualcuno con cui vivere per cui vivere per riscoprirmi vivo oppure...

Quella linea all’orizzonte che mi attrae è mossa, non è una linea fissa, l’aria per il caldo sembra tremolare e la linea con lei. E’ sempre così ogni volta che la fisso attento, ma adesso si dirada c’è qualcosa che la disperde leggermente: è una figura, un’ombra lontana che avanza lenta.
Non mi muovo, mentre lei si muove verso di me ed ora che si ferma lo vedo bene nel volto l’uomo che mi sta di fronte fermo a pochi metri da me.

Chi è? Chi sei? Che messaggio hai da portarmi? Che farò?

Correrò in casa a prendere il fucile per spararti perché sei un bandito? Ti farò sedere qui con me per sapere di te? Farò finta di dormire sperando che te ne vada?
Non so che farò fra una manciata di minuti, ma la mia vita non sarà più come un istante fa.
Questo lo so.

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